Biografia a due ruote, racconto di un bimbo cresciuto.

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Desmobruno
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Biografia a due ruote, racconto di un bimbo cresciuto.

Messaggio da Desmobruno » 02/12/2015, 14:10

Sto spulciando nell' hard disk portatile ed ho trovato questa autobiografia che iniziai a scrivere qualche anno fa, ma ancora incompiuta, se avete voglia e tempo (tanto tempo e tanta voglia...)

Tutto è iniziato per caso, anzi no cosa dico mai nulla inizia per caso !
Diciamo che tutto iniziò nel lontano...e bhebeh non ricordo, sò solo che avrò avuto 7 o 8 anni, ricevetti la mia prima bici da cross, regalo di zio Michele per la prima comunione, era bellissima, verde pistacchio con la sella lunga e lo schienale imbottito alto, le ruote da 16", il campanello e la trombetta, in pratica full optional.
Con questa mia due ruote iniziai a muovere i primi passi verso il fuori strada, infatti infatti, a qualche centinaio di metri da casa mia vi era un piazzale di terra battuta, solitamente usato dai ragazzi più grandi di me per giocare a calcio, ai suoi bordi una fascia di terreno incolto larga una trentina di metri e lunga un centinaio.
In questo "paradiso" molte erano le moto da cross (50ini) che saltavano da un dosso all'altro; la voglia di emularli era tanta, quando loro finivano "il turno" e prendevano le rispettive vie di casa, entravo io con la mia superbicidacross e urlando a squarciagola imitavo il rumore delle moto oltre a voler compiere gli stessi gesti.
Saltella di qua, saltella di la...Un giorno le cose non andarono per il verso giusto: mentre ero intento a compiere peripezie, la ruota anteriore perse il contatto con il terreno e caddi, l'istinto mi fece stendere le braccia per ripararmi, ma il braccio sinistro andò a sbattere contro una grossa pietra, prendendone le sembianze...la forma della pietra, insomma una bella frattura dell'ulna.
Dopo un piccolo interventino (mi ruppero anche il radio per allineare l'ulna...tutto da sveglio) e conseguente gesso ero di nuovo in strada a far scorribande.
Crebbi e ricevetti una più normale bici da 28" (oggi si chiamerebbe city bike, all'epoca era una semplice 28") della storica marca torinese "Frejus" e assemblata da mio papà con un cambio a 4 rapporti una ventina di anni prima; in pratica un cimelio al quale lui teneva tantissimo. Con questa decisi di non andare più a fare cross e mi dedicai in lunghe impennate a fare impennate lungo nella via in mezzo ai palazzi del mio quartiere, prima di rompere il telaio nella zona della sella (non resistetti ad un campo da cross...) mi ricordo di una caduta in piena "piega" causata probabilmente dagli pneumatici dell'età della bici.
Nel frattempo nel pieno dell'età adolescenziale, i soggetti dei sogni si alternavano tra moto e ragazze(ine) vedevo espansioni e tette da tutte le parti.
Un bel giorno di primavera del 1978, quando non avevo ancora compiuto 14 anni, mio papà arrivò a casa dicendo: un mio collega ha due motorini da vendere, potremmo andare a vederli, uno può servire a mamma per andare al lavoro, e rivolgendosi a me, l'altro potrebbe essere per Bruno.
L'appuntamento era stato fissato dopo tre giorni, durante i quali gli assillamenti avevano raggiunto livelli che solo la pazienza di mio papà avrebbe potuto sopportare.
Per farla breve diventai possessore di un fantastico Benelli Magnum 5 V blu metallizzato, mentre a mamma venne destinato il Ciao
del 1969 con le ruote da 19".
Qui ritornò in auge il vecchio campetto dove anni prima mi ruppi il braccio, difatti mio papà, con la coscienza del buon padre di famiglia mi vietava di usare il motorino in quanto non ancora 14 enne ed allora alla domenica pomeriggio, lui andava con il motorino al campetto ed io lo raggiungevo a piedi, una volta lì, macinavo chilometri su chilometri avanti e indietro, quando mio padre si distraeva mi prodigavo in lunghe sgommate e derapate.
Quando compì 14 anni, sparii per tutto il giorno, i miei genitori non ebbero mie notizie se non a fine giornata, gli anni passarono, i chilometri pure, i parafanghi posteriori si cambiavano con una frequenza troppo alta, la scusa che mi sbagliavo a mollare la frizione ed il motorino si impennava di colpo, mio papà la bevve solo qualche volta. Poi ci specializzammo a riparare il parafango con la vetroresina, insomma il tarlo del cross non era passato, e così che a 16 anni arrivò una....
KTM 125 GS 6
era stupenda, non era il mio sogno che si chiamava SWM, ma ero felicissimo, per i ragazzini della mia età, quasi tutti con la Vespa PX, ero un mito, anche lì mio padre me la comprò prima che avessi la patente e quindi non potevo usarla....Secondo lui...
Il pomeriggio, con la complicità di mia mamma, scendevo in box e camminando accostato al muro che fiancheggiava la mia via, mi recavo verso il campo da cross poco distante da casa, dove avevo appuntamento fisso con un ragazzo proprietario di un RM 125 e con un altro che aveva un Caballero 125 e lì iniziavano le sfide.
Dopo due anni, aspettando la chiamata per il servizio militare vendetti la moto, che sarebbe diversamente rimasta inutilizzata, ed acquistai una Vespa ss 125 con ruote da 8" del 1968, la smontai tutta, la verniciai Blu Francia e la modificai montandogli tutto quello che riuscivo del PX, solo il motore rimase il suo, ma al quali misi mano montando un cilindro del GS 150 a cui feci io tre travasi ad unghia, modificai la spalla dell'albero motore per aumentare la durata di aspirazione, montai un carburatore maggiorato e svuotai la marmitta, risultato è che anche in terza la mia vespotta si impennava, davo pastina ai PE 200 con elaborazione Pinasco, il rovescio della medaglia era che ogni settimana dovevo sostituire la campana della frizione perchè si rompeva, anche il selettore del cambio aveva vita breve.
Ma tutto sommato non andava male, nei giorni in cui attendevo l'arrivo dei pezzi, giusto per non perdere il vizio della moto, andavo nel box di mio cognato il quale grato di avergli rimesso in funzione la sua Gilera Arcore 125, chiudeva un occhio quando andavo a prendergliela.
La fortuna di abitare in periferia di Torino per me è stata grande, vicino casa, per tanti anni la bretella dell'autostrada per Pinerolo è stata incompiuta e dalla tangenziale partiva già una fettuccia di asfalto lunga un paio di chilometri chiusa al traffico.
Quale occasione migliore per andare a fare qualche tiratina ????
Per lo scopo usavo una Benelli 125 SS (foto dalla rete) che mio padre acquistò qualche anno prima, rigorosamente non assicurata.
Arrivò la fatidica data del 16 dicembre 1983 la1983 e la cartolina diceva che dovevo prestare servizio militare, così mi recai svogliatamente (senza troppa voglia) a Diano Castello, ridente cittadina ligure, che in inverno diventa un mortorio piena di militari.

Inverno 1984......................................................................Primavera 1984......................................................................Estate 1984

Nel frattempo sono stato trasferito a Bellinzago Novarese (120 Km da Torino) e durante i frequenti permessi di 36 o 48 ore venivo a casa; in un ritorno estivo, quando i miei genitori erano in vacanza, passai davanti al box di mio papà e sentii chiaramente il suo Laverda 750 S, giacente senza operatività ormai da qualche mese, che mi chiamava, non ho potuto fare altro che aprire la porta del box, girare la chiave e ascoltare il borbottìo sommesso del suo motore bicilindrico.
Quel week end era venuto con me a casa un mio commilitone romano, motociclista anzi mototeppista anche lui.
Cosa fanno due sbarbati appassionati di moto davanti ad un Laverda 750 e che tra le altre cose devono andare a Novara ? Ci saltano sopra e vanno a Novara !
Il fatto che nel 1984 i minori di 21 anni non potessero guidare le moto oltre i 350 cc. era un dettaglio sul quale abbiamo sorvolato; anche al fatto di non avere l'assicurazione valida non abbiamo dato troppo peso.

Dicembre 1984: finito l'anno di militare, arriva l'amletico dubbio, che moto compro ??
Soldi pochi, anzi niente, non lavoravo e da li a poco avrei fatto spendere dei soldi ai miei per acquistare un furgone, con il quale iniziare l'attività di autotrasportatore, per la moto avrei dovuto fare economia.
Sono quindi andato a "bussare" a casa di Vito, un vecchio complice di scorribande con il suo KTM GS6, però la serie successiva alla mia (serbatoio bianco anzichè azzurro, telaio arancio anzichè grigio, carburatore Bing anzichè Lectron), lui aveva ancora la moto ma non voleva venderla poichèpoiché aveva montato un motore del 340 e di conseguenza risultava non in regola...Lo torturai fino a quando non me la diede.
Con questa moto ho pagato non sòso quante multe ai comuni di Beinasco, Orbassano e Torino, tutte le volte che volevo "battere il record" di lunghezza delle impennate, c'era sempre qualche vigile che mi "invalidava" il tentativo, chiedendomi dei soldi in cambio di una paginetta manoscritta della quale non ho mai capito l’utilità, il massimo fu 2,5 km.

Poi il lavoro, le trasferte all'estero, il KTM era sempre bisognoso di cure, altri interessi hanno avuto il sopravvento,...cosa c'è che tira più che una muta di buoi ???
Diciamo che per qualche tempo ho tralasciato la moto per dedicarmi a qualcosa di più papabile (manca una "L", mettetela dove volete), dunque per ben un anno non ho toccato una moto, anzi no che dico, per sei mesi, difatti durante le vacanze estive, mentre ero a casa ed aspettavo le chiamate dell’agenzia che mi faceva fare i trasporti all’estero, essendo passata una settimana senza viaggi, ho pensato bene di prendere un periodo di vacanza. Una sera telefonai alla mia ragazza, in vacanza in Basilicata con i suoi genitori e mi feci dire il paese in cui si trovava.
Il mattino dopo mi attrezzai "al meglio" per il mio primo viaggio serio in moto: Torino- Scanzano Jonico, 1100 chilometri, come debutto niente male.
Essendo appunto il mio primo viaggio, non avevo assolutamente esperienza riguardo la giusta attrezzatura e mi vestii con quello che avevo.
Da considerare che parliamo del mese di Agosto, l’abbigliamento era: pantaloni di velluto imbottiti, scarpe modello Clark, giubbotto di cuoio da aviatore e quattro stracci di ricambio stipati in una borsa sportiva legata con una cinghia elastica al serbatoio.
Andai in box per caricare il tutto e partire, quando arrivò un amico (Luigi) che mi chiese: gli risposi: , fù la sua risposta.
Lo vidi tornare con un paio di jeans sgualciti ed un giaccone di velluto a coste larghe.
Fù così che partimmo, con quattro soldi (praticamente due soldi a testa, Luigi era squattrinato ed io avrei dovuto provvedere a tutto, quindi sapevamo che fra mangiare noi e dar da bere alla moto, la priorità era la moto), io sempre coerente con il mio modus operandi non feci l’assicurazione neanche quella volta.
A farla breve facemmo un Torino Bologna in statale, quando dissi a Luigi che non avevamo l’assicurazione (e neanche i 21 anni legali…) lui con i suoi 18 anni, mi consigliò di prendere l’autostrada per evitare eventuali posti di blocco. A tre chilometri dall’uscita di Foggia iniziai a sentire degli strani e preoccupanti rumori dal motore, (solo arrivato a casa avrei scoperto che si era rotto l’albero motore) decidemmo così di spedire la moto a Torino tramite ferrovia, le 150.000 Lire per la spedizione dimezzarono il budget.
Gli avvenimenti della restante parte del viaggio potrebbero essere raccolti in un appendice di "on the road" di Kerouac.
il 24 settembre, giorno del mio 21 esimo compleanno, il mio fido cognato mi prestò la sua Guzzi V 50 per una gita sul lago Maggiore con morosa al seguito; questa è stata la prima volta che ero in regola su una moto in regola con il codice della strada.
Tornati alla sera con le "chiappe quadrate" ma contento perché alla mia ragazza (oggi moglie) era piaciuta l’esperienza, il successivo inverno lo passai a cercare una moto che fosse votata al turismo

A Gennaio del 1986 acquistai una Honda Gold Wing MK2 1000

(foto dalla rete) di colore blu, con i cerchi Comstar scomponibili, uno spettacolo, comodissima, peccato che era un bidone, ne aveva sempre una, consumava più acqua della batteria che benzina, il mio primo viaggio in Scozia programmato per l'estate non lo feci perché l'alternatore passò a miglior vita, vista la affidabilità piuttosto "labile" non mi fidai neanche l'anno successivo e optai di rimanere in Italia, Sicilia, Etna.

Nel 1988, "la svolta della mia vita", a causa di un incomprensione tra il proprietario e suo suocero che gliela custodiva nel suo box, acquistai al prezzo delle patate una BMW R 100 T del 1980 con poco più di 50.000 Km all’attivo con la quale iniziai la mia carriera mototuristica.
Nel frattempo cambiai lavoro, lasciando a malincuore quello di autotrasportatore per quello più monotono ma più sicuro posto fisso in FIAT.
Il posto fisso mi assicurava uno stipendio che mi permetteva di dare sfogo alla mia voglia di conoscere e fotografare posti nuovi, con quella moto in due anni feci 65.000 Km, andando in….

Yugoslavia 1988
Quell’anno le vacanze era stabilito che le facessimo in Turchia:
Guide: comprate
Cartine: comprate
Passaporti: fatti
Itinerario: assolutamente no! Si fa giorno per giorno.
Se nonché a metà maggio arriva la tanto attesa telefonata, la mia ragazza ha superato positivamente il colloquio ed a fine mese inizia a lavorare, che bello tutti contenti, siiiiiii, vaiii, così cerchiamo casa e ci sposiamo, alèèèèè, yuuuu. Passata l’euforia iniziale per il lavoro tanto atteso e desiderato, iniziò la fase depressiva (esclusivamente mia…), le tanto agognate vacanze in Turchia erano sfumate, come anche i sei mesi spesi per la documentazione.
Il supermercato aprì e fortunatamente la morosa ebbe una settimana di ferie, preparammo le valigie in fretta e furia e partimmo con destinazione Yugoslavia.
Passammo una stupenda settimana ai laghi di Plitvice, ma una settimana è proprio corta, il tempo di acclimatarci ed era già ora di tornare indietro, già il lunedì successivo la morosa sarebbe tornata a lavorare.
Arrivammo a Torino, la accompagnai a casa ed il giorno successivo, mi prese lo sconforto, anzi a pensarci bene mi sono accorto che lo sconforto stava arrivando e l’ho preso in contropiede, non sarei mai potuto stare altre due settimane senza macinare chilometri, decisi cosi di svuotare le borse dalla biancheria sporca, metterne di pulita e partire.
Aspettai che la morosa uscisse dal lavoro e le dissi che sarei andato via qualche giorno: , , , , .
Ripercorsi la stessa strada della settimana prede cedente, ma una volta arrivato a Trieste deviai verso est anziché a sud come 7 giorni prima, dopo due giorni dalla partenza arrivai alla frontiera ungherese.

Ungheria 1988
viaggio praticamente programmato e concepito mentre lo stavo facendo, dell’Ungheria non conoscevo nulla, ma ne ero attratto non so per quale motivo, so solo che dovevo andarci.
Mi piacque molto la zona a sud del lago Balaton, molto "rustica" con grandi campagne coltivate, Budapest è una città molto affascinante, il campeggio nel quale avevo piazzato la tenda era molto comodo ai mezzi pubblici, in 5 minuti ero in centro.
Qui passai una settimana, girai la città in lungo ed i largo, ormai riuscivo a girare in moto come un qualsiasi indigeno.
Abbandonai l’Ungheria, da ovest passando per Austria e Germania, avevo la curiosità di visitare il museo BMW a Monaco di Baviera.

Elefantentreffen 1989
Era da qualche anno che volevo partecipare al mitico raduno di fine Febbraio, in origine questo raduno, nato nel dopoguerra ed esclusivo delle Zundapp KS601 (chiamata elefante), si teneva nella foresta nera, per ragioni di ordine pubblico (un anno ci scappò un morto…) la federazione tedesca non autorizzò più l’evento, che migrò in Austria nel circuito di Salzburgring, dove si tenne fino al 1987. Nel 1988 non fù più autorizzato neppure a Salisburgo e quell’anno non si fece.
Nel 1989 un gruppo di appassionati nostalgici del sito originale, organizzò un ritrovo nuovamente nella foresta nera, mentre la BVDM (Bunder….eccetera eccetera, comunque la federazione motociclistica tedesca) autorizzò l’evento a Thurmansbang nella foresta bavarese, vicino al confine con la Cecoslovacchia.
Io con mio cognato Alfio (non quello del V50, un altro) decidemmo di prendere parte a quello ufficiale, che nel frattempo era stato anticipato alla fine di Gennaio.
L’ultima settimana di Gennaio, mi recai al lavoro tutti i giorni con la moto per testare l’abbigliamento più adeguato, quello "deliberato" fù: calzamaglia di lana, pantaloni di velluto imbottiti, camicia di flanella, maglia di lana "hand made", tuta di pelle, giubbotto Dainese modello Eddie Lawson, stivali RG da cross, guanti di lana, guanti Spidi n30, sottogola di pelle e a completamento dell’equipaggiamento, una coppia di "muffole" imbottite della Dainese montate sul manubrio.
Ultimo venerdì di Gennaio, ore 4,30, partenza l’appuntamento è all’autogrill di Affi sulla Verona-Brennero assieme ad un gruppo di fiorentini, amici di un nostro terzo compagno di viaggio (Pino con Guzzi California), c’è nebbia, tanta nebbia, troppa nebbia, anzi vi dirò che un nebbione così non l’ho mai più rivisto, arrivammo a Milano alle 9,30 (5 ore per fare 130 chilometri, durante i quali ci siamo persi di vista più volte).
Finalmente dopo Milano la nebbia si alza ed arriviamo all'autogrill di Affi in un lampo, qui aspettammo fino alle 12,00 i ragazzi in arrivo da Firenze, erano un gruppo di una dozzina di moto.
Finalmente partimmo con questo numeroso e variegato gruppo, io ed Alfio eravamo abituati ad una pausa benzina-pipì-caffè-sigaretta ogni 300 Km e ci dovemmo adeguare a soste ad ogni autogrill per andare incontro alle esigenze più disparate di tutti gli altri.
Durante la strada, chi la conosceva tirava dritto, chi rimaneva in fondo al gruppo (vedi semafori, svincoli, ecc…) si doveva arrangiare, noi tre eravamo compatti a centro gruppo.
Un episodio che racconterò ai miei figli, fù quando in piena autostrada ci accorgemmo di dover uscire da uno svincolo autostradale solo dopo averlo superato, qualcuno andava dritto, qualcuno era uscito, noi non sapevamo dove andare, decidemmo di tornare indietro di qualche decina di metri e prendere lo svincolo, detto-fatto uscimmo, la sorpresa fù dopo aver percorso una cinquantina di metri, ci accorgemmo di essere seguiti da un elicottero della polizia e che con un megafono ci intimavano qualcosa che ancora oggi mi è misterioso.
A tarda serata arrivammo a Passau dove trovammo da dormire.
Il giorno dopo ci recammo al raduno, ma raccontare quello che succede, sarebbe ridondante con tutte le info che si trovano sul web.

Ungheria 1989
L’Ungheria mi è rimasta nel cuore al punto che l’anno successivo volli portare anche la mia futura moglie, fu così che passammo tre settimane e la girammo tutta, riuscendo ad apprezzare molto del paese: la cucina, la cultura, la musica, i prezzi bassi, l’ospitalità…La bellezza delle ragazze locali l’avevo già apprezzata l’anno precedente, insomma una conferma delle emozioni vissute l’anno precedente.

Ad Ottobre di quell’anno ci sposammo, ed il viaggio di nozze lo facemmo fra alberghi di Palma di Majorca e Tenerife, la mia proposta di andare in Tunisia in moto fù bocciata da mia moglie.
E quindi….

Sicilia e Tunisia 1990
Non essendoci andato l’anno precedente, la Tunisia mi era rimasta nella testa come meta delle vacanze, a mia moglie sarebbe piaciuto fare un giretto in Sicilia, prendemmo quindi la palla al balzo per partecipare al motoraduno dell’Etna per gironzolare per la provincia Catanese.
Dopo una settimana prendemmo la direzione Trapani dove al porto prendemmo il traghetto per Tunisi.
Era la prima volta che uscivo dall’Europa e mi scontravo con una realtà a me del tutto ignota, prendemmo la scorrevole autostrada per Hammamet (l’unica della Tunisia…) dove arrivammo nel pomeriggio, trovammo il campeggio e ci sistemammo per tre giorni, da li facemmo le escursioni a Kairouan, Sidi Bou Said, mentre per visitare il sud piantammo la tenda prima nei dintorni di Matmata, poi a Tozeur.
Una sola cosa curiosa ci capitò nel paese più meridionale della Tunisia, alle porte del deserto del Sahara, fù quando dovemmo tornare in direzione "Chott el Djerid", prendemmo una pista in terra battuta, ma trattandosi di una strada che costeggia il deserto, spesso la sabbia invade la carreggiata con spessori considerevoli, la mia esperienza fuoristradistica mi insegnava che bisogna affronatre la sabbia con decisione e gas aperto… e con il KTM funzionava, con un BMW R 100 con due persone a bordo caricata con borse laterali e bauletto l’effetto era un po’ diverso.
Tutte le volte che trovavamo la sabbia ci arenavamo e dovevamo spingere la moto che si era infossata, ma fù una bella esperienza.

Gennaio 1991
Praticamente da due mesi dopo aver acquistato la BMW R 100, sognavo la K 100 RS, non acquistata all'epoca (1988) per carenza di denaro.
Non che ne avessimo tanti, ma a sufficienza per poterne acquistare una usata, risposi ad un annuncio di un tizio che aveva un K 100 RS club, la verione dell’’86, bianca madreperla con i filetti arancioni e motore e cerchi neri, uno spettacolo, appena la vidi la acquistai aveva circa 30.000 Km.

Elefantentreffen 1991
La seconda partecipazione all’Elefantentreffen la effettuai con l’R 100, non conoscendo ancora la moto nuova non mi fidavo ad usarla.
L'esperienza della passata edizione mi diede fiducia nell'affrontare il viaggio in solitaria in quanto sia Alfio (cognato) che Pino (amico guzzista) avevano dato forfait.
Nei giorni che precedevano la partenza, andai al lavoro con la moto per testarne l'efficienza, la delusione arrivò già al primo giorno, la moto non partì, le puntine platinate erano forate e dovevano essere sostituite; il concessionario non le aveva, le ordinò e gli arrivarono solo il giovedì sera, arrivato a casa le montai, il motore si avviò al primo tentativo.
Il venerdì mattina, come da "copione" partenza alle ore 6,00.
Le condizioni meteo sono buone, fà un freddo "becco" ma si viaggia bene, senza nebbia.
I chilometri scorrono via velocemente...fino a metà della Svizzera.
Il pattino di bachelite delle puntine si è consumato e di conseguenza non aprono più, me ne sono accorto perchè mancava corrente ed ho imputato la causa alle puntine appena montate; una regolatina e via.
Arrivo il venerdì pomeriggio, tempo di trovare posto nella stessa Gasthaus di due anni prima e sono già "sul pezzo", un'orda di moto e motociclisti di tutte le provenienze mi accoglie (metaforicamente si intende, mica aspettavano me...).
Una buona accoglienza l'ho avuta invece dal gestore di una pompa di benzina, il trattamento che riservava a tutti i motociclisti che si fermavano da lui, era la sommistrazione di una bella tazza di the calda corretta con del rhum, e vi assicuro che a - 25°C è la miglior bevanda che si possa desiderare.
Il sabato sera mi accingevo a tornare in albergo, inforco la mia moto, l'avvìo, e di fronte a me un ragazzo mi avvisa di una perdita d'olio, io lo tranquillizzo dicengogli di essere a conoscenza del trafilamento, lui mi convince a rendermi conto che non si tratta di un trafilamento ma proprio di una importante perdita, si era rotta la guarnizione del filtro olio; fortunatamente vicino al box delle iscrizioni c'è una piccola officinetta di primo intervento, inclino la moto su un fianco, smonto il coperchio del filtro e lo uso come dima per costruire la nuova guarnizione, un pò di pasta di silicone assicurerà il tutto.
La domenica mattina alla buon'ora sono nuovamente al raduno, passo ancora tutta la mattinata a gironzolare fra la folla e poco prima di mezzogiorno mi accingo al ritorno verso casa.
Parto e sento la moto "strana", attribuisco la colpa alla strada fredda e alla neve presente, alla prima frenata mi rendo conto che il problema è un' altro: il freddo ha fatto screpolare i cortechi della forcella che hanno iniziato a far uscire l'olio, facendolo finire sui dischi freni.
I 700 Km che mi separavano da casa sapevo di doverli fare senza freni e senza la funzionalità della forcella.
Arrivai a casa stanchissimo ma altrettanto soddisfatto.

FERIE 1991
Il sogno da quando ero bimbo era di andare a vedere le cascate del Niagara, i tempi erano maturi, ai miei suoceri "puzzavano" un pò di soldi che ci regalarono, quale altra occasione per non andarci in quell'estate ?
Avevo acquistato da poco la moto dei miei sogni, quale occasione migliore per poterla usare per la vacanza dei sogni ?
M'informai per spedirla negli U.S.A., l'idea era di usare il porto di New York come centro logistico, e nevralgico per le vacanze; l'itinerario di massima prevedeva di toccare: New York, Niagara Falls, Toronto, Montreal, Ottawa, tornare negli States andando a Washington, Baltimora, Boston e Philadelpia.
Dopo mesi di lavoro con le varie agenzie (ci fosse stato internet...), l' informazione base che avevo raccolto era quelle di tirare fuori tanti soldi come primo requisito, la alternativa più economica era far viaggiare la moto in nave da Genova collettandola in un continer, ma farla partire un mese prima della partenza e riceverla un mese dopo l'arrivo a casa, inoltre si correva il rischio che durante la spedizione la moto si danneggiasse e che l'eventuale ripristino avesse tolto giorni di vacanza, vi era anche la possibilità di farla viaggiare in aereo cargo, ma la spesa, per il mio stipendio da operaio era insostenibile.
Abbandonammo l'idea di portarci la moto.
Subito mi attivai per affittarla sul posto, ma nel 1991, in Italia le agenzie che trattavano il nolo negli States avevano corrispondenti esclusivamente sulla costa ovest.
Anche questa idea fu abbandonata, ripiegammo su una banalissima auto "intermediate" prenotata all'AVIS a Torino con presa all'aeroporto di Toronto.
Salto il racconto delle vacanze per riprenderlo in un altro capitolo, aggiungo solo che a fine Agosto avevamo 10.000.000 di lire in meno che a fine Luglio.

Ferie 1992
Durante tutta la primavera assieme ad i nostri amici Laura e Paolo, con i quali andavamo daccordissimo, progettavamo le vacanze estive, l'idea prima era una traversata della Russia con destinazione Mosca, avevamo trovato un gazebo al raduno di Sorbolo sotto il quale un'agenzia pubblicizzava questo viaggio.
Chiedemmo un veloce preventivo, a noi il progetto piaceva tantissimo, al nostro conto corrente prosciugato dalle ferie dell'anno passato un pò meno.
Decidemmo per:

AUSTRIA - UNGHERIA 1992

Partimmo senza meta, e senza le nostre amatissime tende, fiduciosi del fatto che l'Austria disponesse di molte strutture di bed & breakfast, difatti ci trovammo benissimo.
Prima tappa Salisburgo e dintorni (spettacolare), tutto il nord con arrivo a Vienna (altro spettacolo), successivo giretto in Ungheria con arrivo a Budapest e ritorno dal lago Balaton per rientrare in Austria da Linz e visitare il sud, non poteva mancare uno scollinamento sul Grossglokner.

I nostri stipendi all'epoca ci permettavano di poter gironzolare tutta la primavera in moto, ma per le vacanze il budget era sempre risicato, quindi eravamo alla ricerca di posti economici, quell'anno optammo per:

SLOVACCHIA e REPUBBLICA CECA 1993

Sempre con il duo Laura e Paolo condividemmo l'emozione di attraversare un paese stupendo, missione era andare a trovare una famiglia nei dintorni di Bratislava che aveva soccorso il fratello di Paolo nel 1988 quando ebbe un incidente che gli fece passare un paio di settimane di coma.
La visita della città ci lasciò stupiti, immaginavamo fosse bella, ma non così tanto; andammo verso nord puntando ai monti Tatra, dopo una settimana era alta la curiosità di andare a Praga, (anche perchè mia moglie iniziava a patire la cucina slovacca).
Detto fatto ci trovammo, dopo avere attraversato chilometri e chilometri di campagna, in un paesino (Mochov) ad una ventina di chilometri a nord est di Praga dove trovammo un alberghetto carino carino.
L'avessimo mai fatto !!!
Quella notte, come sempre, parcheggiammo le moto in strada legandole con il solito lucchettino; una volta saliti in camera sentimmo sulla statale un andirivieni di moto di grossa cubatura, a differenza dei piccoli due tempi fino ad ora incontrati, pensammo subito al benestare di una importante capitale ed ai modi di ostentarlo.
Al mattino l'atroce risveglio, non c'erano più le moto, in terra era rimasto solo l'archetto del lucchetto che aveva dato forfait ad una trancia, subito ci prese lo sconforto; ci trovavamo in un paese di cui non conoscevamo nulla, in un albergo in mezzo alla campagna e con due persone che gestivano l'albergo che non parlavano una sola parola di una delle lingua a noi conosciute.
Ci chiamarono la Polizia che arrivò nel giro di pochi minuti direttamente da Praga.
Erano quattro energumeni della polizia criminale di Praga, sui due metri di altezza incazzati neri per il fatto che dei loro connazzionali avessero potuto disturbare dei turisti arrecandogli un così grosso danno, uno rimase con noi in albergo per la denuncia, gli altri tre partirono come dei fulmini su una malandata Lada.
Espletate le formalità della denuncia andammo all'aeroporto per tornare a casa !!!
A fine Agosto un'impiegata del consolato italiano a Praga ci informò che la Polizia aveva trovato le moto, e che dopo una breve degenza ospedaliera (chissà come mai, poi...), avevano arrestato i ladri.
La prima settimana di ottobre andammo a ritirare le moto.
Memori dall'anno passato, decidemmo di passare le vacanze in un paese più simile al nostro così che ci ritrovammo in

FRANCIA e BELGIO 1994
Nonostante si abbia la motociclistica fortuna di abitare vicino alla Francia (mai battuti gli asfalti francesi ??? Fatelo !!!) non ci eravamo mai spinti al suo Nord, questo era sicuramente l'anno giusto.
Partimmo in tre coppie: i soliti Laura e Paola più altri due amici, con destinazione Parigi, qui ad attenderci un'altra coppia di amici con i quali passammo una bella settimana di mer__a, insomma, con la nuova compagnia diciamo che non ci siamo trovati benissimo, fra screzi e continue ripicche, abbandonammo Parigi (solo più con Laura e Paolo) alla volta del Belgio; il nostro amico Marc organizzava il suo raduno a Charleroi, passammo un paio di giorni a bere birra da un' abazzia all'altra...
Finito il raduno ci spostammo nuovamente in Francia con destinazione Normandia, quest'anno era il 50° anniversario dello sbarco, in tutti i paesini vi erano allestite varie mostre che ricordavano quei giorni, purtropp la pioggia ci tenne compagnia per tutta la nostra permanenza, il ritorno prevedeva il transito attraverso la Bretagna.

Naturalmente anche la primavera del 1995 è stata costellata da innumerevoli raduni che ci hanno portato all'inizio dell'estate in un lampo, iniziammo a pensare alle vacanze, dove andare ??? Al lavoro parlocchiando con un collega e raccontandoci i reciproci viaggi, lu mi disse: mi racconto così dettagliatamente i posti, che me la curiosità di visitarla mi assali.. Difatti

CORSICA 1995

A me è sempre piaciuto guidare: moto, auto, furgoni, bici, monopattini.
Un traghetto non l'ho mai guidato, e considerato il fatto che mi fido solo di me stesso, ho scelto di fare la tratta più breve, Livorno-Bastia (non è vero che non mi fido, è che non mi piacciono le navi).
Sbarcammo a Bastia appena dopo pranzo, percorremmo praticamente quasi tutta la lunghezza dell'isola per trovarci a Portovecchio, in un confortevolissimo campeggio.
Ci organizzammo smontanto e rimontando la tenda tre volte (Porto Vecchio, Propriano, Ile Rousse), e facendo gite tutti i giorni, visitando posti incantevoli, ci piaqque molto Bonifacio e la zona ad ovest vicino la città di Porto.
Dopo due settimane, mia moglie dovette tornare al lavoro, io no, che fare in quella settimana ???
La sera telefonai ad alcuni ragazzi del motoclub che mi informarono del giro previsto in Belgio, al raduno di Marc, che fare ? Non "potevo lasciarli andare da soli", mi aggregai.

Durante il 1996 Paolo si mise in proprio con il lavoro, quindi le vacanze non le avremmo passate con loro; al motoclub arrivò una coppia con la quale andammo subito daccordo, fra noi c'era una grande intesa, organizzammo quindi con Pina ed Adriano assieme a Graziella ed Ennio (amici di Carpi) le vacanze in ...

PORTOGALLO 1996

La partenza era prevista la domenica mattina alle 8.00, il sabato mattina, Adriano mi telefona dicendo che sentiva un rumore sotto la campana del cambio, e visto che io ero un esperto del motore del BMW K100 mi chiese un aiuto per rimontare tutto quello che lui aveva già smontato.
Finimmo alle 3 di notte, decidemmo quindi di posticipare la partenza, verso le 10.00 scendemmo in garage per tirare fuori i nostri mezzi, Ennio, prima di salire in groppa alla sua K100LT poggiò una mano sul bauletto e si accorse di un movimento un pò troppo accentuato, si era rotto il supporto, scendemmo tutti dalle moto scaricammo la sua e mi misi a saldare la staffa rotta; intanto era già arrivato mezzogiorno.
Tutti pronti a salire in sella, quando Adriano disse in modo scherzoso: . Ad Ennio venne la curiosità di guardare anche la mia staffa di supporto del bauletto, istanti di terrore...era rotta anche la mia.
Ci rispogliammo tutti e mi misi nuovamente a saldare la staffa, nel frattempo Apollonia, Pina e Graziella, andarono ad acquistare qualche panino per il pranzo.
Finimmo alle 14.00, ci guardammo in faccia, tutti sconsolati e stanchi e decidemmo di rinviare all'indomani la partenza; salimmo a casa per un caffè e per pianificare il viaggio, ad un certo punto Pina sbottò: , dopo dieci minuti eravamo tutti quanti in sella, facemmo tappa per la notte appena passata la frontiera francese.
Attraversammo tutta la Francia e facemmo nuovamente sosta nella zona dei Pirenei, vicino Pau, arrivammo in Portogallo martedì pomeriggio a 2300 Km da casa.

Il 1997 Pina e adriano si sposarono, il loro viaggio in Islanda prosciugò tutte le loro finanze (una volta si campa...) e per le vacanze diedero forfait, al nostro motoclub arrivò una locandina di un motoclub, e pubblicizzavano il loro motoraduno che si svolgeva in...

ESTONIA 1997 (+ DANIMARCA E SVEZIA)

Partimmo io e Apollonia attraversando la Germania in due tappe, per arrivare a Copenaghen, città nella quale è valsa la pena spendere qualche giorno di permanenza, la seconda tappa la capitale svedese, Stoccolma, incantevole come tutte le donne indigene !!!
Da Stoccolma prendemmo il traghetto per l'Estonia, al porto conoscemmo un certo Peter con la moglie (di cui non ricordo il nome;
una coppia di 50enni di origini estoni, residenti in Svezia, andavano anch' essi al raduno.
Dopo la notte passata sotto i tavoli del ristorante (la cabina era fuori budget) praticamente insonne per via della luce che alle 3 di notte illuminava a giorno l'interno del traghetto e dopo aver fruito di una veloce colazione andammo in garage per recuperare la moto, qui incontrammo Peter con il quale facemmo assieme, una volta arrivati nel paesino di Jogeva e piantata la tenda, andammo a mangiare, Peter ci consigliò un ristorante nel quale andare.
Erano le 14.00 circa (15.00 locali per via del fuso orario), entrammo in questa locanda, dove la padrona capendo il nostro bisogno di nutrirci, ci diede da leggere un menù scritto rigorosamente in cirillico e andò subito via, tornò dopo dieci minuti (ci diede il tempo di "leggere") per prendere le ordinazioni. con il menù davanti, indicandole gli scritti le chiesi: la sua risposta fù: rispettivamente sui tre piatti, ne prendemmo due diversi per avere la certezza di mangiare qualcosa, si trattava di pollo e di pesce di lago; non male.
I tre giorni del raduno passarono velocemente e ci diedero la possibilità di girovagare per i dintorni; ci stupì vedere le banche con le porte spalancate al pari del verduriere, i distributori di benzina con i bicchieroni e la pompa manuale ed il prezzo fatto "ad occhio" contando i litri con le dita e calcolando la somma a mente dopo aver stabilito il prezzo al litro guardandoci in faccia.
Il viaggio di ritorno verso il traghetto lo facemmo con Peter che ci portò a casa di un suo cugino, fummo ospitati nel migliore dei modi.
Tornammo a Stoccolma ed accompagnammo Peter fino all'uscita autostradale da lui imboccata; da li proseguimmo per la Danimarca, andammo a Billund, patria della Lego e visitammo il parco "Legoland".
Le vacanze stavano finendo e iniziammo il viaggio di ritorno, una tappa meritevole fu vicino Fussen al sud della Germania, dove percorremmo una parte della Romantische strasse fermandoci al castello di Neuswainstein.

Pirenei: SPAGNA e (poca) FRANCIA 1998

NORVEGIA e FINLANDIA 1999 (MOTORADUNO FINITA)

Settembre 1999 Motoraduno a CARPI (MO)

Vi chiederete il motivo per cui cito un singolo motoraduno, dopo aver raccontato solo di vacanze ?
Presto detto, quello di Carpi è stato l'ultimo giro in moto effettuato da coppia "free", difatti un pò prima di Natale, avemmo la piacevole notizia cha Apollonia "covava" una creatura.
Il 29 Giugno del 2000, con qualche giorno di anticipo, nacque Martina, una bellissima bimba di 3,2 chili.
Le vacanze in moto non si sarebbero più fatte !!!
Non si sarebbero più fatte ??? E chi l'ha detto? Durante la gravidanza (tarda primavera) incontrammo il nostro amico Marc al raduno di Bondeno (FE) che ci disse che anche quell'anno avrebbe organizzato il suo motoraduno a Charleroi , sono almeno 10 anni che ci conosciamo...Vuoi mancare ? assolutamente no, sarebbe un torto troppo grande, fù così che il 12 Agosto, caricammo il BMW (ahimè 316, non K100) con scorta di pannolini e latte in polvere con direzione Belgio.
Ritorno un'attimo alla primavera, periodo in cui cercavo la complicità di mio cognato Alfio nel prestarmi la moto per un breve giro da fare a Charleroi con Martina nel marsupio.
Fu così che in un attimo di distrazione di moglie e cognata, zompai sul K 1100 RS di Alfio e feci un breve giretto nelle vie attorno al campo sportivo dove aveva luogo il raduno.

ELEFANTENTREFFEN 2004

Salto a "piè pari" fino alla fine di Gennaio 2004, dopo qualche anno di assenza dall' Elefantentreffen, quello era l'anno giusto per ritornarci, ero riuscito a preparare la moto per l'occasione, preso il giorno di ferie necessario, Alfio sarebbe venuto con me andando a riformare la squadra già collaudata in passato, nel 2002 provammo ad avventurarci ma non riuscimmo, fummo fermati dalla polizia al valico del Brennero per una tormenta di neve, dovemmo tornare indietro.
Torniamo al 2004, più precisamente il 30 Gennaio del 2004, ore 7,30 Alfio è arrivato a casa mia quando io ho appena tirato fuori la moto dal box, puntuali come da "ruolino di marcia" siamo partiti, la giornata era fredda ma limpida, si viaggiava bene, abbiamo attraversato il Brennero senza problemi (era il nostro cruccio), le soste erano limitate ai soli bisogni fisici (pipì caffè sigaretta) ed al rifornimento di benzina, una volta attraversata la frontiera abbiamo pranzato velocemente in un autogrill, era nostro intento arrivare per le 17,00 nella zona del raduno.
Ore 15,30 stiamo per arrivare a Simbach, ridente paesino tedesco sul confine austriaco (mancano circa 80 Km alla meta), la strada è perfetta, io sono davanti Alfio è subito dietro di me, qualche metro dietro noi un gruppo di una ventina di moto di nostri connazionali che abbiamo appena sorpassato, raggiungiamo una colonna di auto che in piena statale marcia ad una velocità di circa 40-50 Km ora, il nostro passo era sui 100-110 Km, freccia a sinistra e sorpasso, dopo aver passato credo 4 o 5 auto (ce ne erano altrettante da superare) quando arrivo a metà dei un auto che stò superando, questi scarta improvvisamente per iniziare anch'esso una manovra di sorpasso venedomi addosso, a nulla è valsa la mia perizia di 25 anni ed almeno 200.000 chilometri passati in moto, una moto da 250 chili contro una vettura da 1500 può solo avere la peggio, fù così che mi ritrovai alla velocità di 100 Km/h circa, senza moto, ad attraversare la statale strisciando sulla pancia, fino a quando vidi uno di quei supporti plasitici con i catadiottri, non capii subito cosa fosse, ma capii che era un ostacolo, ed in quel momento mi ranicchiai e chiusi gli occhi, vidi il viso dei miei figli che avevo salutato al mattino ancora dormienti e presi coscienza che non li avrei più visti, in quell'attimo ero sicuro che non sarei più tornato a casa.
Sentii invece un pò di botte qua e là, un improvviso freddo al viso (il casco si era riempito di neve), mi resi conto che invece i miei figli li avrei visti, magari non subito, ma li avrei visti, infatti mi accorsi subito che qualcosa non "quadrava", avevo un dolore molto acuto al ginocchio sinistro, un fastidio alla mano sinistra, ma più che ogni altra cosa, ero incazzato nero con quel cretino che mi era venuto addosso.
Subito accorse da me Alfio che mi aiutò assieme ad altre persone, a sdraiarmi sul sedile posteriore dell'auto di un cortese indigeno.
Dopo una breve corsa in ambulanza a sirene spente (ebbi conferma che non vi era nulla di grave...), arrivai al pronto soccorso di un ospedale li vicino, dopo un ora ero già ingessato, la diagnosi citava: frattura del piatto tibiale e contrattura del quinto metacarpo della mano sinistra.
Telefonata a casa:
Forse però non sono stato molto credibile, poichè deve essermi sfuggita la frase: .
La mia preoccupazione più grande in quel momento era sapere quali e quanti danni avesse la moto, Alfio mi disse che non avrei dovuto pensarci, ma forse era l'unico modo per non pensare a quello che avrei dovuto sopportare per la fisioterapia successiva all'operazione.

L'avventura continua...


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Biografia a due ruote, racconto di un bimbo cresciuto.

Messaggio da JAMES992 » 02/12/2015, 14:26

Letto d'un fiato.......ho fatto pure una stampata...così poi rileggo con calma, possibilmente se libero :lol: ...sul comodo divano di casa, con i nuovi occhiali da vecchietto.... :affraid: ......la copertina no però!!!! :geek:

Dai Bruno che ora viene tutta la parte bella bellissima......magari .......nel finale salta la rotonda 2015.......ci è bastato leggere il 2004... :beer: :beer: :beer: :beer:


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Messaggio da Desmobruno » 02/12/2015, 15:20

Per la cronaca... di Benelli Magnum ne ho trovato uno qualche anno fa e ora è nel box, il Laverda c'è ancora e prima o poi tornerà a ruggire.
Per il KTM... se trovo la serie giusta (la mia) lo ricompro.


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Messaggio da desmo_69 » 02/12/2015, 19:07

COMPLIMENTI!!!
davvero un crono racconto da levare il fiato!
in svariati passaggi che hai scritto mi ci sono davvero rivisto....
e si... l'avventura deve continuare per forza!!


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Messaggio da Teobecks » 02/12/2015, 19:23

Vista l'importanza della lettura mi riserverò di farlo domani quando avrò un po' più di tempo e tranquillità!


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Messaggio da salvarex80 » 02/12/2015, 20:16

Letto tutto! Questi racconti mi affascinano tantissimo,a maggior ragione se il protagonista è un amico!
Grande Bruno!
PS...lo prendiamo come il finale di stagione di una serie tv,in attesa dell'inizio della prossima! :lolani:


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Messaggio da Mangiabulloni » 03/12/2015, 11:21

Spettacolare , non vediamo l'ora di leggere il resto!


Ciao,

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Messaggio da Teobecks » 03/12/2015, 18:49

Finalmente letto tutto!

Devo dire che in alcuni casi mi ci sono rivisto in pieno...ovviamente adeguando la situazione ad una epoca differente (mi riferisco sopratutto ai mezzi)...ed ho provato una sana invidia per tutti quei km che hai potuto percorrere e che io ancora non riesco a riprendere. Purtroppo da qualche anno sono "fermo", la motoretta vede il "checkpoint" dei 100.000km ma facciamo molta fatica a raggiungerli...la cosa mi mette molta tristezza, avrei una voglia di salire in sella e partire per destinazioni trovate puntando semplicemente il dito su una cartina ad occhi chiusi oppure guardando il meteo..."lì c'è il sole...andiamoci!"

Insomma, dopo aver finito la lettura mi sento un po' combattuto...da un lato ho una sensazione di estasi data dai tuoi racconti con una voglia di leggere il resto, dal altro lato son triste perchè sono consapevole che per poter scrivere una biografia come la tua dovrò aspettare ancora molti anni.

In ogni caso, GRAZIE :wink:


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Messaggio da Desmobruno » 03/12/2015, 19:42

Teobecks ha scritto:...dal altro lato son triste perchè sono consapevole che per poter scrivere una biografia come la tua dovrò aspettare ancora molti anni.
In ogni caso, GRAZIE :wink:
Il rovescio del rovescio della medaglia è che io ho 51 anni e non sai cosa darei per averne 15/20 in meno ed avere ancora tanta strada da percorrere...
Ma la voglia è ancora tanta e credo che appena i ragazzi saranno autonomi, il progetto è di riprendere una moto più votata al turismo e riprendere a macinare chilometri con mia moglie (tenendo sempre il 999, magari solo pista).


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Biografia a due ruote, racconto di un bimbo cresciuto.

Messaggio da Sandro » 05/12/2015, 3:01

Ciao,

Bella Bruno... aspetto il secondo capitolo :wink: :biking:


+++++ Vivi e lascia vivere +++++

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