A quanto ne sò io una (la superficie radiante) è complementare all'altra (la pressione di esercizio) per sfruttare al meglio un impianto di raffreddamento
Un impianto pressurizzato allontana il punto di ebollizione dell'acqua. Allontanando il punto di ebollizione, il fluido mantiene una sua stabilità allo stato liquido in un range di temperatura di lavoro del motore che potrebbe già innescare delle microbolle da ebollizione che portano ad un peggioramento delle capacità di raffreddamento.
Questo vuol dire che un liquido pressurizzato a "X" BAR manterrà maggiormente stabili le sue capacità di raffreddamento rispetto ad un liquido non pressurrizzato, mano a mano che le temperature si avvicinano ai fatidici 100 gradi.
Non dimentichiamoci che le intercapedini dei motori, dove circola il liquido di raffreddamento, sono tutt'altro che lisce: ogni singola imperfezione è un punto di accumulo di calore, di formazione di turbolenze e quindi un potenziale punto in cui si possano avere fenomeni di cavitazione che peggiorano le capacità refrigeranti del liquido mano a mano che le temperature salgono e le caratteristiche del liquido tendono ad arrivare al punto di ebollizione. Se non ricordo male, si arriva a parlare di fenomeni di "cavitazione gassosa" nel momento in cui il liquido inizi a bollire all'interno del circuito di raffreddamento.
Non solo, nei motori da corsa è obbligatorio l'uso di acqua priva di additivi negli impianti refrigeranti. Si preferisce utilizzare acqua distillata per evitare la formazione di incrostazioni e di fenomeni di correnti galvaniche e non avendo il supporto di additivi (il caro e vecchio glicole etilenico sotto varie "mentite spoglie"
che oltre che da antigelo, innalza il punto di ebollizione dell'acqua) appare evidente che per innalzare il punto di ebollizione - a questo punto - l'unica via è aumentare la pressione di esercizio dell'impianto.
Quindi, ragionandoci su, penso proprio che la maggiore superficie radiante (spessore, superficie o entrambi che sia) permetta di aumentare lo scambio calorico tra il liquido e l'aria, mentre la pressurizzazione dell'impianto permetta di utilizzare al meglio la temperatura "limite" del liquido refrigerante che, nel contempo, potrà essere ridotto come volume, non necessitando di radiatori eccessivamente grandi (che per riempirli serve per forza più acqua...). Arrivo alla conclusione circa il volume dell'acqua del circuito, riflettendo sulla quantità di acqua che contiene un impianto di raffreddamento di una 999 stradale (2,7 litri) ed una 999RS (3 litri). Al di là delle evidenti differenze tecniche dei due impianti, si ha poca differenza, vero, ma l'impianto della RS ha una superficie radiante enorme (invero i radiatori sono sottili) che "spalma" il liquido su una superficie maggiore migliorandone il raffreddamento ed una pressione di esercizio maggiore che innalza il punto di ebollizione sfruttando così il liquido a temperature che, a che io sappia, sono mediamente più alte (soprattutto tenute così per più tempo) rispetto ad un motore stradale, pur senza l'impiego di additivi.
Ciao
Marco